Una strada ancora da percorrere
Molte delle cose che ho fatto — la mia formazione, l’inizio della professione, gli incarichi istituzionali, la fondazione e la guida dell’Associazione Valore Uomo — le ho già raccontate nella mia storia.
Ma ogni percorso ha anche strade laterali, esperienze che non si vedono subito, e che meritano uno spazio a sé.
Nel tempo ho capito che un avvocato non è solo un tecnico del diritto. È un mediatore di senso, chiamato a leggere il presente, a confrontarsi con altri saperi, a mettersi in gioco nella formazione e nel dibattito culturale.
Per questo ho scelto di insegnare, come professore a contratto all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, nel corso di Communication Management. Un’esperienza che mi ha permesso di esplorare i linguaggi della responsabilità, il modo in cui la parola costruisce (o distrugge) fiducia.
Allo stesso modo, ho partecipato — e spesso organizzato — decine di convegni, in Italia e all’estero. Non solo come relatore, ma come ascoltatore attento, come moderatore di confronti, come promotore di cultura. Ho attraversato i grandi temi del diritto della persona: la responsabilità medica, il danno biologico, il consenso informato, la sicurezza delle cure, l’etica nella relazione terapeutica.
In questi spazi ho sempre cercato di far dialogare diritto e medicina, teoria e prassi, giuristi e operatori sanitari. Perché sono convinto che il diritto, se non si lascia contaminare dalla vita reale, rischia di diventare sterile.
Ho dedicato particolare attenzione al tema della consulenza tecnica d’ufficio (CTU), alla responsabilità professionale e ai criteri di accertamento del danno, promuovendo percorsi formativi per consulenti, avvocati e medici legali. In quest’ambito, ho avuto il privilegio di moderare e formare in diverse sedi autorevoli — tra le quali la SI.S.ME.L e varie Scuole Forensi — in relazione ai cambiamenti introdotti dalla Legge Gelli-Bianco, con un’attenzione costante alla qualità della perizia e alla tutela delle parti più vulnerabili.
Il mio impegno si è esteso anche alla formazione etico-deontologica, contribuendo a iniziative su temi come la mediazione sanitaria, la fecondazione assistita, le DAT, le leggi Balduzzi e Gelli, i diritti delle persone con disabilità, le complicanze mediche e il rischio clinico.
Nel campo della scrittura, ho cercato di unire il rigore giuridico con la chiarezza comunicativa. Oltre alle pubblicazioni già citate nella mia biografia — come la monografia sul danno morale ed esistenziale e il saggio sulla Convenzione di Istanbul — ho redatto numerosi articoli su riviste specialistiche e contribuito, fin dal 1999, alla rivista Il Valore dell’Uomo, spazio editoriale dell’Associazione che presiedo, che ospita riflessioni, casi studio e spunti di ricerca.
In questi anni ho imparato a dare valore non solo ai grandi eventi, ma anche alla costanza dei piccoli gesti professionali: la precisione in una consulenza, la cura nella difesa di un paziente, l’equilibrio nella gestione di un caso complesso. Perché spesso è lì, in quelle zone silenziose del lavoro, che si gioca davvero la differenza tra chi applica la legge e chi cerca giustizia.
Il mio percorso continua ogni giorno. Con lo stesso intento che mi ha mosso fin dall’inizio: usare il diritto per tutelare, non per dominare; per ascoltare, non per giudicare; per ricucire, non per punire.